John Main sapeva che il processo primario della trascendenza è la preghiera. Come T. S. Eliot, egli comprese che la preghiera è “più di una composizione di parole, della cosciente occupazione della mente che prega o del suono della voce in preghiera”. Per lui era attenzione pura, in cui il fascio di luce della coscienza è completamente distolto dai propri flussi di pensiero, sensazione o percezione. Ma a cosa lo rivolgiamo? Su quale immagine o credenza fissiamo la mente per superare la paura di perdere la nostra autocoscienza, il “crescente terrore di non aver nulla a cui pensare” (Eliot)?
John Main è maestro nella tradizione apofatica della preghiera priva d’immagini, non-concettuale. Così, la sua risposta è: il pieno e perfetto nulla chiamato povertà. Preghiera pura significa il trascendimento di tutti i pensieri e le immagini. Non guardare verso Dio, ma dentro Dio. Significa vedere Dio con la visione priva d’immagini della fede, cioè il potere (e il dono) che realizza la nostra unione con Cristo che prega in noi. Vediamo Dio attraverso i Suoi occhi quando cessiamo di vederLo attraverso la nostra visione inadeguata. Conosciamo Dio con la mente di Cristo quando, rinunciando all’autocoscienza, che è un grande dono umano, la nostra mente diviene una cosa sola con la Sua.