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Colin Ward (Londra, 1924), architetto, giornalista e insegnante, è l'autore di questo libro che tratta un tema estremamente importante. L'acqua, risorsa primaria per l'esistenza umana, è un bene comune che appartiene a tutti.
Eppure, dalla crescente tendenza alla privatizzazione nei Paesi ricchi al dislocamento di milioni di persone per la costruzione di enormi dighe nel Terzo mondo, l'acqua va sempre più diventando una merce. Una merce controllata non dalle comunità locali ma dai poteri forti, economici e politici.
Ward analizza l'ineguale distribuzione dell'acqua su scala mondiale. E vede, inoltre, che le colture agricole per prodotti da esportazione assorbono sempre più acqua nei Paesi poveri a spese delle colture di sussistenza, e che ovunque l'acqua per il consumo umano è sempre più scarsa, cara e inquinata. Eppure, lungo tutta la storia, le comunità locali hanno sviluppato modi d'uso che assicurassero una corretta distribuzione di questa risorsa limitata e vitale.
Questo libro, che ha il sapore tipico degli scritti di Ward, estraneo ai gerghi tecnici, sociologici e politici, riafferma l'esigenza di un controllo locale e comunitario sull'acqua, presentando un approccio insieme radicale e pratico alle tematiche ambientali.
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