L’autobiografia di Paul Bowles è una specie di Who’s Who delle arti e delle lettere del ventesimo secolo. Paul Bowles è l'unico figlio di una coppia appassionata di musica e buone letture. Fin da bambino il protagonista manifesta le proprie passioni: scrive giornalini, diari di personaggi immaginari, progetta e descrive grandi, fantastici viaggi inventati. Studente irregolare, geniale e fantasioso si dedica all’apprendistato della musica, alla pittura, alla poesia, finché approda all’Università di Charlottesville, dove aveva studiato Poe. Gli incontri di questi anni, da Eliot a Cole Porter (ma anche l’acquisto del primo grammofono), risulteranno determinanti per la sua formazione intellettuale. Nel 1931 parte, senza un dollaro in tasca, per l’Europa. Rimane per un periodo a Parigi, ma si muove anche verso la Svizzera, il Belgio, la Germania... e sente parlare per la prima volta del Marocco, che diverrà il suo luogo mitico sognato. Tornato a New York, lavora in una libreria e inizia a stendere la sua biografia, continua a comporre musica, a scrivere.
Conosce Aaron Copland, straordinario personaggio, che accetta di dargli lezioni quotidiane di composizione. E proprio con Copland va per la prima volta a Tangeri. Nel 1937 sposa Jane Auer, ventenne, aspirante scrittrice. Sarà un matrimonio del tutto anticonvenzionale, dato che entrambi continueranno ad avere le loro relazioni omosessuali. Negli anni trenta e quaranta viaggia nei deserti africani, nell’America Latina, in Thailandia. Nel 1949 si stabilisce a Tangeri (ma viaggerà sempre moltissimo). La sua casa sarà, negli anni sessanta, meta degli intellettuali della Beat Generation. Paul Bowles diviene progressivamente una figura di culto per gli anticonformisti di generazioni diverse, fino ai Rolling Stones o ad Almodovar. Una biografia divertente, curiosa, imprevedibile, punteggiata da personaggi notissimi quali Gertrude Stein, Truman Capote, Allen Ginsberg, André Gide, W.H. Auden... la storia affascinante