Questo libro illustra come l'alfabeto magico delle rune possa essere letto come la mappa di un itinerario alla ricerca della sapienza, mossi dall'amore per essa, dalla filo-sofia appunto. Un viaggio in tre parti che tracciano una filo-sofia della natura, dell'esistenza e della cultura.
Il primo capitolo tratta del mito vichingo sotteso all'alfabeto runico. Il termine runa deriva dalla radice indo-europea ru, che indica qualcosa di misterioso e di segreto, e significa sussurro, bisbiglio, parola mormorata all'orecchio. Nel secondo capitolo vengono lumeggiate le singole rune: il lettore potrà scegliere quelle che ritiene più interessanti e concentrarsi sulla loro "iridescenza", leggere un gruppo di otto rune alla volta o infine affrontare il capitolo per esteso, se vuole raggiungere una visione più ampia.
Il terzo capitolo è il più esoterico perché tratta l'argomento in relazione ai pianeti e ai centri di energia del corpo eterico, lasciando intravedere il tema della triade runica e della danza cosmica. Il capitolo quarto è dedicato alla meditazione runica, mentre nel quinto le rune prospettano una concezione della storia occidentale ampiamente innovativa.
Il sesto e settimo capitolo sviluppano una critica tagliente al mondo contemporaneo e invitano il lettore a domandarsi con quale atteggiamento cognitivo ha affrontato il libro, creando i presupposti di una eventuale rilettura.