"Il libro delle gemme". Il Medioevo dimostrò un notevole interesse per il mondo fisico e sensibile ma, al contrario di quanto avviene oggi, ne indagò soprattutto la dimensione simbolica e sottile. Ne sono riprova i cosiddetti lapidari (o libri delle gemme), attraverso i quali vengono esposte qualità e virtù di quelle pietre che sono considerate l'eccellenza del regno minerale. Questo volume riunisce due esimi esempi di lapidari, quelli di Marbodo di Rennes e di Ildegarda di Bingen.
Il vescovo Marbodo, rinomato poeta in latino del XII sec., sfoggia la sua vasta erudizione raccogliendo tutto quanto era noto nel suo mondo su origine, caratteristiche e virtù delle gemme: fino a tutto il Rinascimento, il lettissimo lapidario di Marbodo resta un modello incontrastato del genere. Diverso il caso di Ildegarda di Bingen, mistica e visionaria tedesca che oggi gode di grande notorietà. Il suo libro delle gemme (ancora oggi dotato di un valore non puramente documentario) parte da una interessante ipotesi (da intendersi simbolicamente) sulla loro formazione, per poi enunciare una ricca serie di considerazioni terapeutiche, straordinariamente affini a tecniche di cura utilizzate da altre civiltà tradizionali e che l'attuale cristalloterapia si propone di recuperare.
Dall'Introduzione
Di fronte a determinati testi antichi ci si può sentire nel medesimo tempo lontani mille miglia eppure richiamati a sottili memorie. Un certo fascino ne promana: come se si fosse tornati in luoghi dell’infanzia grazie ad una vecchia foto. Questi testi, e ne sono un esempio formidabile proprio i Lapidari medioevali che stiamo introducendo, sono carichi di richiami, di echi, talvolta alternati a credenze, e di fulminanti verità sotto forma di simboli. I simboli, si sa, sono realtà e memorie tanto sfuggenti quanto, una volta colti, potenti. Come gli Angeli, i simboli portano la verità del Logos divino; irrompono nell’ordinario sentire e ri-uniscono chi li sta comprendendo alla realtà che esprimono. Chi capisce il simbolo diventa il simbolo, non è più quello di prima: ora è quello che sa e sa quello che è, contemporaneamente....
Dal Prologo
Ogni gemma racchiude in sé acqua e fuoco. Tuttavia il demonio rifugge, abomina e disdegna le pietre preziose, che ridestano nella sua mente il ricordo del loro originario splendore, quando ancora egli rifulgeva della gloria concessagli da Dio, e nel contempo scaturiscono dal fuoco che danna la sua stessa esistenza. Per volontà di Dio egli fu infatti soggiogato con l’ausilio del fuoco e in esso precipitato, così come è domato dal fuoco dello Spirito Santo quando gli uomini, animati per la prima volta dallo Spirito Santo, si sottraggono alle sue fauci.
Le gemme e le pietre preziose vedono dunque la luce nelle regioni orientali e in quelle terre ove è più intenso il calore del sole. Infatti le montagne che si ergono in tali zone divampano roventi come il fuoco per effetto dei raggi solari; gli stessi fiumi che solcano queste regioni ribollono per il clima troppo arido; in occasione delle inondazioni, quando i fiumi rompono gli argini e, incrementando il proprio livello, arrivano a lambire le montagne roventi per il calore del sole, nei punti dove l’acqua viene a contatto con il fuoco essi riversano schiuma, ovvero gorgogliano, come ferro arroventato o pietra incandescente che siano stati irrorati d’acqua, e in seguito la schiuma vi aderisce qual patina viscida, per poi solidificarsi in pietra nell’arco di tre o quattro giorni....