Il collo è la prima parte del corpo che mostra i segni dell’età. C’è chi lo nasconde, c’è chi va in clinica, c’è chi si dispera. Nora Ephron ci ha ragionato sopra, spudorata e coraggiosa, con dolore e senso dell’umorismo. Ne è uscito un libro, volato in testa alle classifiche americane, che parla alle donne, di donne e per le donne (non più giovani e giovani).
“Ho vergogna del mio collo,” si lamenta Nora Ephron, costretta a indossare maglioni a collo alto e giacche alla mandarina per coprire il “tacchiname”. Per capire quanti anni ha una sequoia bisogna tagliare il tronco e contare gli anelli. Be’, se la sequoia avesse un collo non ce ne sarebbe bisogno. Odio la gente che sostiene – protesta Nora Ephron – che invecchiare è bello, che si diventa saggi e si capisce quali sono le cose importanti. Ci si ribella, ci si deve ribellare all’immagine contraffatta di sé che appare nello specchio. Anche perché dal collo all’anima il passo è breve.
Invecchiare non è roba da rammolliti, diceva Bette Davis, e Nora Ephron lo dimostra con un senso dell’umorismo impagabile e con l’aggiunta: “tanto più se sei una donna”. Una donna alle prese con i problemi della “manutenzione” (fitness-tinte-massaggi), di borse femminili in cui non si trova mai niente (e metterci una pila per illuminare la caverna non servirebbe perché non si troverebbe nemmeno quella), angustiate dall’ombrosa adolescenza dei figli, che poi se ne vanno lasciando un nido vuoto in cui gioie e problemi finiscono, ma la preoccupazione è per sempre, atterrite dalla scomparsa delle amiche più care, duro memento mori, in un universo che continua a considerarla solo una vaga eventualità.
Parlare dell’età incerta compresa fra la maturità e la senilità, e farlo con tanta caustica sincerità e allo stesso tempo con la leggerezza dell’umorismo, non è impresa da poco. Nora Ephron la intraprende senza fare una grinza – le rughe sono più che sufficienti.