Sérénade Chafik credeva di poter vivere libera in Egitto fino a quando non ha dovuto lasciare il proprio paese e la figlia di tre anni. Quale è stato il suo delitto? Aver scelto di risposarsi dopo essere stata ripudiata. Non era la sua prima delusione. Adolescente, sotto Nasser e Sadat, aveva visto svanire le speranze dell'emanciapzione femminile e del progresso sociale. Esule dall'Egitto ha scelto di raggiungere la comunità di studenti del Terzo Mondo in Unione Sovietica, nella speranza di un cambiamento. Ha riflettuto a lungo e si è posta molti inquietanti interrogativi.
Come è possibile che l'Egitto moderno permetta ancora la pratica barbara dell'escissione? Quali sono i diritti delle donne picchiate dai mariti? Perchè indossare la minigonna al Cairo è segno di trasgressione e militanza? Perchè sempre più donne portano il velo e camminano per le strade con gli occhi fissi a terra? Interminabili vicende drammatiche convincono Sérénade a trasferirsi in Francia, dove ha trascorso liberamente parte dell'infanzia. Lì crede di essere al sicuro, crede che la naturalizzazione francese la protegga dall'ingiustizia.
La piccola Laila la raggiunge, il futuro sembra felice, ma un giorno la polizia francese riceve l'ordine di far rispettare la legge della Charia e nuovamente il destino la separa da sua figlia... L’autrice attraverso le sue esperienze discute la condizione della donna araba, in particolare di quella egiziana, un aspetto dell'Egitto che rimane perlopiù nascosto ai turisti. Sérénade Chafik ha vissuto sulla propria pelle il ritorno alla legge islamica, che riduce le donne al rango di esseri inferiori e sottomessi. Nonostante questo, compie una lucida analisi della situazione, inquadrando il problema in un'ottica politica, più che religiosa, fino al suo ruolo di donna e di madre, alla battaglia per vedere riconosciuti i diritti suoi e di sua figlia, la sua richiesta di rispetto, la sua dignità.
Sérénade Chafik possiede coraggio, intelligenza e una forte vena polemica. Il suo stile narrativo è scorrevole, asciutto, sferzante, a tratti sarcastico, soprattutto nella descrizione dei cambiamenti della società egiziana e la sua “corsa” al consumismo. La testimonianza di Sérénade Chafik è una testimonianza coraggiosa e illuminante. La voce della donna araba è fin troppo spesso messa a tacere da un atteggiamento che ricorre al pretesto religioso per attuare una politica di comodo.
Fortunatamente, di quando in quando abbiamo la possibilità di udire quelle voci. E quando ci parlano, lo fanno con dolore e con compostezza, con lucidità, coraggio e determinazione, dimostrando che la presa di coscienza della propria condizione e il desiderio di vedersi restituita la dignità sono elementi tutt’altro che silenziosi.
Questi sentimenti colpiscono al cuore, perché non gridati in maniera eclatante, ma raccontati con parole semplici, lasciando che sia la loro naturale forza a imprimersi nella mente del lettore. Sérénade Chafik non chiede compassione, chiede giustizia.