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4 agosto 1983: in uno dei paesi più poveri dell'Africa incomincia l'esperienza rivoluzionaria di Thomas Sankara. Il Burkina Faso tenta una via autonoma di sviluppo e incontra la resistenza di Banca Mondiale e Fondo Monetario. Sono costruite scuole per i bambini, centri di pronto soccorso per gli ammalati, dighe per consentire ai contadini di irrigare i campi. Dopo soli quattro anni Sankara viene ucciso e il paese ripiomba nella miseria: bambini falcidiati da fame e malattie curabili, il debito estero sempre più assillante, il saccheggio delle risorse naturali da parte delle multinazionali. Sankara aveva invocato il disarmo per costruire “un mondo più giusto e senza guerre”, anziché governato dalla forza delle armi e sbilanciato tra nord ricco e sud povero. Pochi giorni prima della morte aveva affermato: “Abbiamo provato che è possibile eliminare lo sfruttamento, uscire dalla miseria e costruire la felicità per tutti. Quelli che vivono nel lusso sfruttando gli altri ci hanno combattuto e continueranno a farlo. Voi avete di che nutrirvi, ma se la popolazione è nella miseria e continua a restarci, un giorno vi impedirà di mangiare tranquillamente…”
Dalla prefazione di Padre Alex Zanotelli: Sankara parla della sofferenza della sua gente e di quella di oltre un miliardo di esseri umani, comprendendo che il mondo è diviso, come dice lui, tra “sfruttati e sfruttatori”.
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