«Esiste un mondo senza spazio e tempo, senza luce e particelle, senza logica e leggi definite... in esso non sono definibili un dove e un quando perché non esistono strutture che nascano dalla composizione di entità più elementari e a cui riferirsi per stabilire posizioni e cambiamenti. Non esiste quindi una geometria...»
Queste frasi, poste alla fine del libro, ricordano in modo inquietante come l’origine dei concetti di spazio e tempo, e quindi di geometria, sia ancora oggetto di speculazioni e incertezze. Ciò a dispetto del ruolo fondamentale che tali concetti hanno nella descrizione e interpretazione dei fenomeni fisici. I concetti di spazio e tempo nascono dal confronto fra le cose, dalla consapevolezza del loro esistere come entità separate e animate da una tendenza ancestrale al cambiamento.
Quest’ultimo è un incontrovertibile fatto osservativo, un comportamento comune che assicura alle nozioni di spazio e tempo, che di esso sono il supporto concettuale, un ovvio carattere di universalità. Tuttavia l’osservazione del mondo fisico si basa sul concetto di misura e ciò che il libro illustra con rigorosa consequenzialità è quel carattere contingente che scaturisce dalle diverse condizioni di misurazione e che conferisce alle misure in generale, e a quelle di spazio e tempo in particolare, la loro natura relativistica.
Con la sua analisi sullo spazio e il tempo, l’autore non solo ci rende partecipi della complessità delle relazioni spazio-temporali che avvolgono il mondo in cui viviamo ma rafforza anche il senso di incompletezza del nostro sapere e con esso la certezza di vedere presto schiudersi nuovi scenari nell’interpretazione della realtà.