Il terapeuta della famiglia si trova spesso ad ascoltare, nel suo lavoro, espressioni di rimpianto («perché non ridiamo più come una volta?», «nella nostra famiglia non si ride mai») che appaiono come un segno inequivocabile di relazioni non soddisfacenti, come se l’assenza del ridere, in una realtà familiare o coniugale in cui la sofferenza ha progressivamente sostituito il piacere e la gioia, fosse il sintomo più acutamente condiviso.
Ma in che modo si ride e perché si ride nelle famiglie cosiddette normali? C’è un membro della famiglia (il «clown familiare») che svolge il ruolo di sollecitatore del riso?
L’esperienza di questo aspetto delle relazioni familiari – un aspetto più «serio» di quanto potrebbe sembrare – ha sollecitato gli autori a estendere la loro riflessione agli aspetti filosofici e antropologici del ridere, alle sue funzioni sociali, alla sua capacità di costruirsi come elemento di identificazione culturale, per poi analizzare le funzioni nei gruppi familiari e nella terapia della famiglia, attraverso testimonianze dirette e una ricerca condotta sulle registrazioni di numerose sedute.
A conclusione, un colloquio con Serena Dandini: dall’esperienza di un personaggio che ha fatto della comicità e del riso un’arte e un lavoro risulta uno spaccato della complessa relazione fra organizzazione familiare, sviluppo della vis comica e ruolo dell’attore comico all’interno propria famiglia.