"Quando vola l’aquila di ferro e i cavalli corrono su ruote, il popolo tibetano sarà disperso per tutto il mondo e il dhamma approderà alla terra dell’uomo rosso”. Così predisse nell’viii secolo d. C. il saggio e mago indiano Padmasambhava, cui si deve la grande fioritura del Buddhismo in Tibet. Oggi, nell’epoca dei treni e degli aerei, il popolo tibetano, disperso in tutto il mondo, ha lasciato all’Occidente il compito di custodire e vivificare il nobile insegnamento del Buddha.
Un compito che viene assolto in modo eccellente da Ayya Khema, monaca buddhista e fondatrice di numerosi centri di meditazione in tutto il mondo. Il suo approccio, che integra tecniche derivate da diverse tradizioni, si rivolge particolarmente agli occidentali, dediti alla ricerca febbricitante quanto insoddisfacente di agi e piaceri.