Risale al 1988 la scoperta in mare, proprio sotto le finestre del Museo oceanografico di Monaco, di una colonia di un’alga tropicale del genere "Caulerpa", inopinatamente acclimatatasi nel Mediterraneo. Utilizzata negli acquari per la presentazione di pesci tropicali i cui colori vengono messi in evidenza dal bel verde dell’alga, questa specie si è rivelata ben presto pericolosamente infestante. Segnalata qualche anno dopo sulle coste francesi, poi in Italia (a Ventimiglia, Imperia, all'Elba, a Messina), poi sulle coste di altri paesi, la "Caulerpa taxifolia" prolifera ormai senza controllo coprendo superifici tali che è impossibile pensare di eradicarla.
Né può essere più efficace il ricorso a metodi di lotta biologica, servendosi di alcune specie di limacce, anch'esse tropicali, particolarmente dotate per aspirare il succo delle "Caulerpe". Si è ormai in piena catastrofe ecologica, dato che l’alga, non si sa come sfuggita agli acquari e diffusa dalle pratiche di navigazione (l’ancoraggio) e di pesca (le reti a strascico), distrugge la vegetazione sottomarina tra i 3 e i 30 metri di profondità, modificando negativamente anche le condizioni di vita della fauna ittica.
Il libro è il racconto avventuroso e appassionato di una ricerca scontratasi con l’insensibilità e la faciloneria di certi ambienti scientifici, preoccupati anche di eventuali responsabilità. Se è vero che l’alga «non ha ucciso nessuno», la minaccia ecologica è grave, e l’allarme generalizzato.