Nella nostra società si è arrivati ad un tacito accordo sul fatto che l'aggressione – tema originario, archetipico, sempre attuale – non può che essere malvagia e, di conseguenza, sarebbe preferibile eliminarla dalla faccia della terra. Eppure basta uno sguardo per accorgersi che nessun altro argomento domina la vita più di questo.
In medicina ci troviamo di fronte ad una situazione analoga: si rifiuta di prenderne atto, si cerca di reprimerla e, da quando esiste la medicina cosiddetta ufficiale, la lotta contro gli effetti del principio di aggressione – sotto forma di infezioni, ma anche di allergie – è senza quartiere. In questi casi, si può parlare di 'conflitto' fra sistema immunitario e aggressori esterni.
La grande e multiforme armata degli agenti patogeni, dai parassiti fino ai batteri e ai virus, può senz'altro essere definita aggressiva. Già meno facile è riconoscere il principio d'aggressione nel caso degli allergeni, e il nesso si fa ancora più oscuro quando i tessuti corporei vengono attaccati dalle malattie autoimmuni. Dahlke dimostra come tutti questi problemi siano strettamente connessi al tema dell'aggressione.
Nel caso delle malattie, si tratta di una violenza che può definirsi interna; quella esterna, invece, ci viene servita dai giornali e dalla TV. Il tema dell'aggressione si presta bene ad illustrare la teoria di Paracelso sulla corrispondenza tra uomo e mondo: microcosmo uguale macrocosmo. La cronaca della realtà continuamente ce lo conferma. I conflitti internazionali non si placano, internamente ad ogni singolo Paese si verificano incessantemente piccole e grandi battaglie, in seno a tante famiglie l'aggressione regna sotto forma di litigio o vera e propria violenza, in ogni corpo umano, infine, è in atto una guerra permanente tra il sistema immunitario e un numero incalcolabile di germi.
In quest'ottica, quindi, non esiste per noi tema più importante; eppure, di fatto non vogliamo saperne, non vogliamo averci nulla a che fare, soprattutto non vogliamo subirla. In questo modo, però, non abbiamo nessuna chance di farci i conti e ancor meno di dominarla.
Il medico e psicoterapeuta tedesco, autore di numerosi testi fondamentali sull'interpretazione simbolica delle malattie, mostra pertanto come il nostro rapporto ipocrita e sciatto con questo principio elementare della vita si rispecchi nel corpo sotto forma di allergie, reumatismi e iperattività.
Ma le malattie riconducibili all'autoaggressione, come tutti i sintomi, recano in sé per chi ne è colpito la possibilità di fare dei passi avanti sul cammino della propria evoluzione e, in un senso più ampio, qualcosa per la propria salute. Si schiudono così nuove vie di confronto con un principio potente e sempre più represso, quale è appunto l'aggressione, che deve riconquistare nella vita dell'individuo il posto che le spetta.