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Quest'opera sorprende il lettore per le sue estese rappresentazioni, completamente nuove, che attingono ai testi originali di diversi Libri dei Morti del lamaismo e dell'antica religione tibetana bon, qui illustrata per la prima volta, ma anche e soprattutto per il suo materiale illustrativo, mai pubblicato prima. Arricchiscono ulteriormente il testo le descrizioni delle iniziazioni del rituale funebre e i numerosi disegni e tabelle. Il commento illustra la via tibetana attraverso il bar-dò, con tutti i suoi simboli e tutte le sue visioni, in chiave psicologica, e la mette a confronto con stati, atteggiamenti e manifestazioni della coscienza occidentale.
Poiché II Libro Tibetano dei Morti descrive simboli archetipici, l'Autore non ha difficoltà a metterli in relazione con alcune teorie freudiane e con gli archetipi di Jung. A suo avviso, peraltro, anima e coscienza non sono che un'unica e transitoria «fisicità». Abbiamo modo così di capire meglio esperienze essenziali del Libro Tibetano dei Morti e di farle nostre. Esso infatti presenta aspetti psicologici di grande valore; in esso tutto è sviluppato in modo magistrale, permettendo a chi lo legge di acquistare una visione nuova della vita e del mondo.
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