In un'epoca così incerta e decadente come la nostra, questo saggio è quanto mai attuale. La storia ci insegna che da sempre lo stato di infelicità della coscienza, il «male di vivere» hanno generato nell'uomo aspirazioni utopistiche, il desiderio di un «non luogo» (tale è il significato letterale della parola «utopia»), di qualcosa di nuovo, di migliore, in cui credere.
Per Servier, in contrapposizione con altri filosofi, l'utopia non è per niente trascendente, ma è immersa nel presente; come un sogno, appunto, ha le sue radici nella storia vera. «L'utopia è la reazione di una classe sociale, la visione rassicurante di un avvenire pianificato che esprime, con i simboli classici del sogno, il profondo desiderio di ritrovare le rigide strutture della società tradizionale», franata sotto l'urto dell'Occidente sostenitore della libertà individuale, del progresso, in trepida attesa di salvazione.
Dal Platone della Repubblica, attraverso Tommaso Moro, Campanella, Bacone, Proudhon, fino al Mondo Nuovo di Huxley e a 1984 di Orwell, è un succedersi di sogni, di aspirazioni alla perfezione, di ricerche del «nuovo» che ha accompagnato e determinato il progredire della nostra storia. Servier con acume e grande capacità di sintesi analizza tutte queste tappe secondo la sua visione tradizionale e offre al lettore infiniti spunti di riflessione.