Engaku Taino immerge lo Zen nel mondo di oggi: costruisce microstorie prendendo spunto dalla vita di tutti i giorni e poi le koanizza, ovvero le struttura in modo da imprigionare la mente del praticante nella loro irriducibile dicotomia interna, costringendola a muoversi tra insuperabili contraddizioni intrinseche, spingendola verso la massima tensione e portandola, infine, a quella rottura che spalanca la verità Zen.
Lo Zen viene sottoposto alla trazione estrema di due forze che sono, se non opposte, differenti: da un lato, la presa d’atto della dialettica del pensiero, della frattura che segna ogni essere senziente, ferito dalle differenze, dalle contraddizioni, dall’apparente illogicità del Tutto; dall’altro, la realizzazione della natura di Buddha, la visione mistica del vuoto fondamentale dell’universo, del suo essere una commedia scritta e recitata da fantasmi.
Grida il Patriarca: “Nell’intero universo non c’è nemmeno un granello di sabbia!”.