Mitologia primitiva è il primo volume della tetralogia di Joseph Campbell, Le maschere di Dio.
Quest’opera monumentale, un caposaldo nell’ambito della mitologia comparata, rappresenta l’esito degli studi condotti dal grande mitologo americano sulla base delle scoperte avvenute in ambito archeologico e antropologico, delle nuove prospettive aperte nei campi della simbologia comparata, della religione e della filosofia, nonché grazie all’applicazione della scienza dell’inconscio agli studi di preistoria, mitologia, folclore, etnologia, letteratura, storia dell’arte e filologia.
Quello che finalmente si poteva dimostrare era che, oltre a quella biologica, l’uomo ha una storia spirituale unitaria.
Lo studio comparato delle mitologie consentiva infatti di riconoscere alcuni temi comuni a tutte le comunità umane di ogni luogo e tempo: il furto del fuoco, il diluvio, la terra dei morti, la nascita verginale e la risurrezione dell’eroe, ripresi nelle liturgie, interpretati da veggenti, poeti, teologi o filosofi, illustrati in arte, magnificati nelle canzoni, sperimentati estaticamente in visioni sovrannaturali, sviluppati e amplificati attraverso mille variazioni.
Questo volume, cui seguiranno Mitologia orientale, Mitologia occidentale e Mitologia creativa, è dedicato allo studio delle risorse dell’uomo preistorico: «Scandagliando le caverne degli artisti (maghi di Cro-Magnon); ancora più a fondo, le tane dei cannibali delle ère glaciali, che divoravano i cervelli crudi dei loro nemici; e, più oltre ancora, esaminando gli enigmatici resti scheletrici calcarei di quelli che ora sembrano essere stati pigmei cacciatori, simili a scimpanzé nelle pianure del Transvaal primitivo, noi potremo trovare segreti non soltanto delle culture più sviluppate dell’Oriente e dell’Occidente, ma anche delle nostre stesse aspettative più intime, delle nostre reazioni spontanee e delle nostre paure ossessive».