Il danzatore Butō, come lo sciamano, il lupo selvatico o l’aquila, non conosce frontiere tra sé e l’universo. Non imprigionato dai ristretti limiti del corpo, egli è un essere vivente aperto capace di parlare alle stelle, di udire il suono della neve che cade o comprendere la lingua dei muti pesci.
Questo “danzatore alato” sa come trasformarsi in un salice, in un alito di vento, in una nube o in un cervo ferito da una freccia; sa gettare incantesimi di fuoco contro i demoni che si agitano sotto la sua pelle, evocare stuoli di antenati e dialogare attraverso la sua carne con un timido spirito che abita le acque di un lago o con un dio tempestoso che risiede nel folto di una foresta