La presenza del denaro circoscrive la Fiaba e ne suggella uno dei suoi tanti segreti. Ve ne riassumo il viaggio.
Le monete d’oro vomitate dai fuochi fatui non possono essere accolte dal fiume, come avverte in modo concitato il barcaiolo, che li ha traghettati da una sponda all’altra.
Come mai il fiume disdegna le monete d’oro?
L’anima-fiume ricerca con costanza l’equilibrio tra la vita sensibile e la vita sovrasensibile, rappresentate dalle sue due sponde; equilibrio che verrebbe così profanato.
Il fluire vitale dell’oro dagli esseri dei fuochi fatui fa rimembrare l’origine luciferica del metallo solare, come approfondiremo più avanti.
Se inseguiamo il percorso delle monete d’oro le scrutiamo gettate dal barcaiolo in un baratro e inghiottite dal serpe verde che si illumina di smeraldo e poi gareggia invano con la luce irradiata dalla saggezza del re d’oro.
Tornano poi alla ribalta i fuochi fatui che leccano nella casa dei due vecchi le pareti velate di granelli d’oro prontamente tramutati in monete d’oro, che vengono scrollate sul pavimento e qualcuna ingoiata dal cane della Vecchia cosicché il cane muore diventando un lapis niger, un onice!
Il re d’oro, una volta che il tempio emerge dalle profondità terrestri nelle battute finali de La Fiaba, rifiuta di farsi leccare il proprio oro dai fuochi fatui che ripiegano sul quarto re e questi crolla miseramente.
E nel finale compaiono a pioggia altre monete d’oro, ad opera degli stessi fuochi fatui.
Su di esse si precipitano a raccoglierle i pellegrini giunti al Tempio.
Scorgiamo un ouroboros ideale che circoscrive la Fiaba, di cui le monete d’oro sono capo e coda.
Fa da contraltare all’ouroboros reale del Serpe verde che ha deciso, al momento giusto, di sacrificarsi.
Riportiamoci a volo d’angelo sul tema di questo scritto che vi presento e traiamo ispirazione dalla Fiaba per porgere alcuni aperitivi del viaggio di conoscenza nuova del corpo umano alla luce dorata del denaro con alcune domande: