Lo scrittore ci conduce, con il suo secondo romanzo, nel misterioso reame delle fate irlandesi.
Lungi dall’essere creature benigne, pronte a soddisfare i desideri umani, le fate si identificano con gli spiriti inquieti dei defunti o con gli angeli cacciati dal cielo.
Nonostante all’inizio l’autore si fosse prefissato di scrivere un’opera realistica, la sua narrazione si mescola a elementi autobiografici e risente di un certo estetismo fin de siècle, che tende a rivalutare il mistero, il sogno, l’irrazionale: il risultato è un realismo anomalo, decadente, incline al simbolismo esoterico e fantastico, tematiche che anticipano la maturità artistica di Yeats.
L’uccello maculato è una tappa fondamentale dell’itinerario artistico del celebre poeta dublinese.