Perché esistono musiche allegre o tristi, enigmatiche o inquietanti?
Com’è possibile attribuire un connotato emotivo – e quindi umano – a qualcosa di intangibile e inanimato come un oggetto sonoro?
Cosa abbiamo davvero in comune con i suoni complessi?
A queste domande tenta di rispondere uno psichiatra con un debole per la musica, e che da giovane aveva studiato per diventare direttore d’orchestra.
Facendo ricorso a elementi di neurofisiologia, matematica e armonia – discipline molto più affini di quanto non si creda – il libro indaga il rapporto strettissimo tra il nostro sistema nervoso e la musica.
Racconta la straordinaria analogia tra le funzioni cerebrali e la fisica dei suoni, e la capacità di questi ultimi di assecondare il funzionamento del cervello aiutandolo a perseguire lo scopo principale di ogni sua attività: accrescere la sua conoscenza del mondo e garantire la sopravvivenza.
Questo è il motivo per cui la musica ci piace così tanto e per cui «se non smettessimo di ascoltarla, probabilmente non moriremmo mai».