Perché parole e fumetti?
Perché usare il registro della comicità per parlare di un tema che sappiamo essere molto sensibile?
Divertirsi con i cosiddetti testi sacri è irriverenza? No!
È la capacità di capire che il dubbio deve nutrire la nostra quotidianità aprendosi ad ogni possibile emozione.
La rappresentazione iconografica è stata la prima forma espressiva dell’uomo: lo sapevano bene coloro che nei secoli trasmisero i contenuti biblici in termini che fossero comprensibili per tutti.
Certo le vetrate delle Cattedrali gotiche non contenevano battute ma il registro comico, oltre ad essere un mezzo di comunicazione, esprime la disponibilità ad accettare le nostre inadeguatezze e i nostri limiti affrontandoli con ironia: ironia su di noi, su ciò che pensiamo vero, su ciò che riteniamo importante, per uscire dalla pedante “seriosità” e godere dell’allegria, della gioia, della libertà di pensare e parlare serenamente… altrimenti si cade nel buio della prigione mentale.
Se un Dio esiste, se “quel” Dio esiste, comprende molto bene ciò che intendo dire perché la sua stessa comunicazione all’umanità è motivo di incertezze, di interpretazioni e di diverse libere chiavi di rappresentazione: perché escludere a priori quella “comica”?
Riflettere e sorridere sono attività assolutamente indispensabili per ogni essere umano; il sorridere non è necessariamente sprezzo o irriverenza e l’umorismo esprime una sua indubitabile utilità perché suscita spesso anche la riflessione critica.
Indice:
Gli adamiti
- Adam
- Dio vasaio o Elohim allegri genetisti?
- Chawwah Èva
- Fu vero peccato?
Se a “quel” Dio, se a ogni eventuale Dio, mancasse l’autoironia sarebbe necessariamente un Dio incompleto e, se è vero che noi siamo a lui simili, dobbiamo condividere questo atteggiamento: il prendersi troppo sul serio è sempre un errore le cui conseguenze, ci insegna la storia, sono talvolta pesantemente drammatiche.