Questo straordinario affresco della società franco-borgognona dei secoli xiv e xv continua a rimanere, a cento anni dalla sua apparizione, punto di riferimento imprescindibile per studiosi e lettori di tutto il mondo.
Fu una “scintilla spirituale”, in un periodo in cui l’autore nutriva grande ammirazione per l’arte dei fratelli Van Eyck, a spingerlo a scrivere del Tardo Medioevo come crepuscolo di qualcosa che stava svanendo e si stava nel contempo rinnovando, evidenziando in tal modo una linea di continuità tra Medioevo e Rinascimento: “Il rapporto tra il nascente Umanesimo e il declinante spirito del Medioevo è molto meno semplice di quanto siamo portati a credere”.
Da questa straordinaria sintesi di erudizione e capacità affabulatoria, di fonti letterarie e arti figurative emergono donne e uomini, più o meno celebri, che vogliono sopravvivere alla durezza dell’esistenza cercando un senso in nuove forme di vita e di pensiero, in esperienze sia intellettuali e artistiche sia quotidiane e banali.
Huizinga riassume tale aspirazione a una vita migliore mediante l’analisi approfondita e appassionata di temi quali la religione cristiana, l’ideale cavalleresco o monastico, l’onore e il coraggio, l’amore e l’erotismo, la bellezza, la vita, la morte.
Un’opera che può essere letta anche come una conferma delle radici culturali comuni a tutti gli europei, radici che l’uomo Huizinga difese strenuamente prima contro gli ipernazionalismi dell’epoca e poi contro il nazismo.