‟Immaginate un uomo, accanto al quale giace, stesa su di un tavolo, la moglie suicida che qualche ora prima si è gettata dalla finestra. L'uomo è sgomento e ancora non gli è riuscito di raccogliere i propri pensieri... Ecco, parla da solo, si raccontata vicenda, la chiarisce a se stesso.”
Così Dostoevskij presenta La mite, pubblicata nel 1876 all'interno del Diario di uno scrittore.
Il racconto registra, in forma quasi stenografica, come sotto dettatura, le riflessioni contraddittorie di un uomo che prima si discolpa, quindi accusa, rivolgendosi ora a sé ora a un giudice immaginario.
Con ritmo incalzante il protagonista si pone domande fasulle e si dà risposte evasive, mentre viene sempre più in luce il carattere tutt'altro che "mite" della giovane donna.