Se a Capodanno 2019 qualcuno mi avesse detto che avrei passato alcuni mesi del 2020 chiusa in casa, senza poter vedere nessuno, senza andare al lavoro, facendo la spesa solo nei giorni stabiliti, con i droni sulla testa che avrebbero controllato se fossi andata a correre o a fare una passeggiata, e che nella mia stessa situazione si sarebbero trovati altri 4 miliardi di persone, avrei pensato che quel qualcuno fosse completamente ubriaco. Invece, è accaduto davvero.
Nel giro di poche settimane abbiamo visto l’incubo di Wuhan “uscire dalla televisione” e presentarsi a Codogno, prima “zona rossa” dell’Occidente, per poi espandersi a macchia d’olio in tutta Europa e da lì nel mondo intero.
Ma dopo la paura iniziale, ho cominciato a registrare sul mio diario le contraddizioni, le falsità, le manipolazioni e gli interessi nascosti dietro il Coronavirus e ho maturato un’amara consapevolezza: la presunta pandemia costituisce l’occasione per il business più grande di tutti i tempi, la somministrazione di un vaccino all’intera popolazione mondiale…
In questo inizio di 2020, che verrà ricordato in futuro come l’anno del Covid-19, tutti i punti deboli della globalizzazione e dell’economia di mercato si sono mostrati chiari davanti ai nostri occhi. L’importanza della libertà, che non abbiamo mai davvero valorizzata, si è imposta non appena l’abbiamo persa.
Il distanziamento fisico – che forse volutamente i governi hanno chiamato sociale per recidere l’ultimo legame biologico rimasto, quello tra simile e simile – ci ha fatto sentire un bisogno di socialità mai provato prima.
Se facciamo tesoro di tutto questo, ci rendiamo conto che la pandemia in realtà è stata un’epifania, un’occasione preziosa per guardare più a fondo dentro noi stessi, chiederci chi siamo, cosa vogliamo veramente e come riportare etica e responsabilità nella nostra vita, valori senza i quali la nostra società continuerà la sua folle corsa verso una meta che è ben più pericolosa della pandemia, la distruzione della specie.