Quella che Dostoevskij tratteggia nel Giocatore è una vera e propria radiografia letteraria del vizio del gioco, un’istantanea dei modi in cui il demone dell’azzardo può possedere uomini e donne di ogni età ed estrazione sociale.
Un’istantanea così vivida da spingere Sergej Prokofiev a trasporla in musica, dando vita a un caposaldo della lirica novecentesca.
Nella fittizia cittadina tedesca di Roulettenburg va in scena, attorno a un totem fatto di fiches e casinò, un vero e proprio carosello di figure, dal giovane precettore Aleksej al vecchio generale, dall’anziana, ricchissima nonnina al cialtronesco marchese des Grieux, dalla graziosa Polina alla misteriosa mademoiselle Blanche.
Succede di tutto, eppure nulla cambia e chi, come Aleksej, è posseduto dal gioco potrà guarire e redimersi, sì, ma solo “da domani”.