Questi due saggi di Oscar Wilde sono dei veri e propri gioielli letterari e fanno parte della raccolta "Intentions" del 1891. Il critico come artista (1890), che inizialmente si intitolava "La vera funzione e il vero valore della critica", è scritto in forma di dialogo tra due amici in una notte stellata: Gilbert (che impersona le idee di Wilde) ed Ernest discutono sul significato della critica d'arte.
Wilde vi sostiene che: tutta l'arte è immorale e tutto il pensiero è pericoloso; la critica è più creativa della creazione; la critica più alta è quella che rivela nell'opera d'arte quanto l'artista non vi aveva messo; il vero critico è ingiusto, insincero, irrazionale.
L'arte e la critica, per Wilde, hanno un valore eversivo e sono in contrapposizione alla società.
Da qui nasce il secondo saggio, "L'anima dell'uomo sotto il socialismo" (1891), dove vi si esprimono, forse in risposta al socialismo di George Bernard Shaw, le idee anarchiche di Wilde (che era un ammiratore dell'anarchico russo Kropotkin): abolizione della proprietà privata, ma anche del matrimonio; attacco a tutte le forme di governo e a tutte le forme di organizzazione economica (compreso il collettivismo).