Nell'Otello la parola diventa destino e per questo, al di là dei molti temi di cui la tragedia è ricca (dallo studio della gelosia alla rappresentazione dell'operare del male, dall'analisi della follia alla percezione di quella grande crisi di trasformazione, di quel passaggio dal Medioevo all'età moderna che è alla base dell'arte shakespeariana) essa offre il suo più straordinario contributo nel proporre una nuova, moderna immagine dell'eroe tragico.
Un eroe che cade perché non riesce a leggere il mondo e perciò a conoscerlo.
Esso è per lui una sfinge, un enigma, e la parola è mistero e inganno, illusione e simulazione, apparenza che però incide sulla realtà e la distorce, rendendo la conoscenza impossibile e portando alla catastrofe.
Il percorso tragico non è più determinato da un fato esterno all'uomo ma dall'incapacità dell'uomo (ormai solo, in un universo senza dei) a decifrare il testo-mondo.