Cimbelino è uno dei più complessi e affascinanti tra i cosiddetti “drammi romanzeschi” dell’ultimo Shakespeare, il quale compie con esso lo sforzo straordinario di mescolare e sovrapporre diversi dei generi teatrali da lui praticati in precedenza.
In effetti, in un’ideale cronologia interna all’opera shakespeariana, Cimbelino costituirebbe il penultimo dei drammi romani e il primo dei drammi storici inglesi: le vicende in esso rappresentate si collocano da una parte, nella sequenza romana, in epoca augustea – dopo quelle di Coriolano, Giulio Cesare e Antonio e Cleopatra, ma prima di quelle di Tito Andronico – e aprono d’altra parte la storia più propriamente britannica dopo la tragedia di Re Lear e prima delle histories che, iniziando con Re Giovanni, giungono sino a Enrico VIII.
In Cimbelino Shakespeare compie dunque un tentativo consapevole di unire la storia romana con l’inizio di quella inglese nei suoi primordi celtici. Quando Cimbelino rifiuta di pagare il tributo a Roma, il suo gesto afferma con forza una prima identità nazionale britannica.
Per provarsi tale, essa ha bisogno di combattere e vincere la guerra contro la spedizione punitiva romana.
La pace che segue ha però un esito sorprendente: Cimbelino decide autonomamente di riprendere a versare il tributo e di sottomettersi a Cesare Augusto, e soprattutto fa marciare assieme in trionfo verso Londra, bandiere unite nel vento, le truppe britanniche e quelle romane, che ratificheranno l’unione nel tempio di Giove.