Come La Tempesta, di qualche mese posteriore, Il racconto d’inverno (1611) è anche una grande avventura nel linguaggio del teatro, terreno di un gioco spericolato con le parole, i gesti, le situazioni, le convenzioni, i generi teatrali, in un rapporto straordinario con il pubblico, chiamato a essere parte integrante dello spettacolo messo in scena.
Al centro della trama un drammaturgo che compie allo scoperto i suoi esercizi, crea illusioni e le distrugge, fa esperimenti e tenta nuove strade.
Può permettersi di far comparire un orso sul palcoscenico, di inventare un mare che bagna la Boemia e che conduce in Sicilia o di evocare Proserpina e Apollo e accennare ai Puritani che cantano salmi accompagnandosi con la cornamusa.
Una commedia in cinque atti in versi e prosa. Un’intricata vicenda di sospetto, gelosia, errori, rivelazioni e riconciliazioni.