Per un intero secolo, da quando Giosue Carducci ne patrocinò la prima edizione a stampa, lo Zibaldone di pensieri di Giacomo Leopardi è assurto a simbolo del “frammento” per eccellenza.
Quello che è da tutti considerato un capolavoro assoluto di prosa letteraria è stato presentato da una lunga tradizione come un’opera volutamente asistematica, un flusso di pensieri senza ordine.
A distanza di più di un secolo da quella prima edizione carducciana, il meticoloso e acuto lavoro critico-filologico di Fabiana Cacciapuoti ha portato alla luce l’idea di una grande opera per “trattati”.
Un testo dotato di precise chiavi di lettura, organizzabile – se non compiutamente organizzato – a partire da ben definiti fuochi tematici.
Un suo progetto di riordino e indicizzazione degli appunti sarà effettivamente messo in atto, attraverso un rigoroso sistema di voci e di numeri, redatto su differenti schedine (conservate presso la Biblioteca Nazionale di Napoli).
Sono, in particolare, sette paginette scarne ma decisive a evidenziare i differenti percorsi tematici.
Proprio seguendo quelle pagine, sono stati qui “rimontati” tutti i brani leopardiani, ricostruendo così nella sua compiutezza il tendenziale suo “sistema”.
Una riaggregazione dei materiali leopardiani che ne cambia la chiave di lettura.