Gli antichi si facevano guidare dai sogni.
Oggi, invece, con il regno di Morfeo abbiamo poca dimestichezza.
Tutti sanno cosa sia un sogno, ma in pochi se ne ricordano al risveglio. Cosa succede nella nostra mente quando entriamo in questa singolare dimensione di fantasia e di metafora?
Qual è la chiave per estrarre un significato dai suoi numerosi simboli, così densi di dettagli e di indizi?
Di certo, nessuno può immergersi nei sotterranei della coscienza senza aver vissuto: la materia dell’attività onirica è tutta nei ricordi.
Ma la logica degli eventi è fluida e vaga.
E quindi: cosa sono i sogni?
A cosa servono?
Sidarta Ribeiro si rivolge a uno dei grandi rompicapi dell’umanità e ci guida nella contemplazione della nostra vita interiore, lungo un cammino di secoli e millenni. Le prime prove storiche della presenza di fenomeni onirici risalgono all’inizio della civiltà.
Il neuroscienziato ricostruisce il modo in cui sognavano gli uomini preistorici e poi gli antichi, che trattavano il sogno come un oracolo del futuro.
Con il passare del tempo l’oracolo mutò di funzione e di significato, finché con Freud il nostro rapporto con l’esperienza onirica cambiò completamente, perché l’attenzione si concentrò tutta sul passato.
Oggi, ci mostra Ribeiro, “prende corpo una teoria generale del sonno e dei sogni in cui, per spiegare la funzione onirica come strumento cruciale di sopravvivenza nel presente, passato e futuro non sono più incompatibili fra loro.” Illuminare a fondo le funzioni e le ragioni dei sogni significa compiere un lungo viaggio che parte dalla biologia molecolare, dalla neurofisiologia e dalla medicina e arriva alla psicologia, all’antropologia e alla letteratura.
Questa è un’avventura nella storia della mente umana per ritrovare un’arte che il mondo contemporaneo rischia di dimenticare: la nostra capacità primigenia di sognare e di narrare.