La raccolta degli Studi su Dante contiene i saggi che Erich Auerbach ha scritto dal 1929 fino alla vigilia della morte. In questi scritti definisce l’importanza del concetto di “figura” nella cultura tardo-antica e ricostruisce il complesso rapporto tra struttura e poesia nella Divina Commedia.
L’autore giunge al risultato allargando l’indagine a tutta la civiltà cristiana e mostra come l’intelligenza di Paolo, Tertulliano, Agostino o Bernardo di Chiaravalle sia propedeutica e necessaria per una lettura “globale” del capolavoro dantesco. Così ha posto una pietra miliare nella bibliografia su Dante e ha spianato un campo interpretativo ancora fertilissimo.
“Il fatto terreno è profezia o ‘figura’ di una parte della realtà immediatamente e completamente divina che si attuerà in futuro.
Ma questa non è soltanto futura, essa è eternamente presente nell’occhio di Dio e nell’aldilà, dove dunque esiste in ogni tempo, o anche fuori del tempo, la realtà vera e svelata.
L’opera di Dante è il tentativo di una sintesi insieme poetica e sistematica, vista a questa luce, di tutta la realtà universale...
Per Dante il senso letterale o la realtà storica di un personaggio non contraddice il suo significato più profondo, ma ne è la figura; la realtà storica non è abolita dal significato più profondo, ma ne è confermata e adempiuta.”