Molto conosciamo del pensiero di Elémire Zolla, spentosi quest’anno a settantasei anni, ma quasi nulla sulla sua vita privata, sulle opinioni più personali, sulla sua formazione e i suoi percorsi di ricerca.
Questo libro è l’unica biografia "raccontata" dallo stesso Zolla e raccolta da Fasoli nel 1995 integrata per questa edizione con spunti e riflessioni tratti dalle lunghe conversazioni intrattenute in quell’occasione.
Incontrare Zolla è prepararsi a un viaggio incessante, un poco avventuroso — scrive Fasoli nella sua nota introduttiva — dal quale emergono personaggi che fecero parte del suo universo di relazioni: Cristina Campo, Mario Praz, Roberto Calasso, Giovanni Macchia, Grazia Marchianò, Giacomo Debenedetti, Cesare Brandi ma anche Borges, Dante, Kerényi, Yeats, Adorno, Lévi-Strauss…
E nell’"aura" inconfondibile di Zolla, i luoghi della sua vita: la Torino della "molesta" giovinezza, Roma, il silenzio e la melodia perpetua di Montepulciano e paesi iranici, balinesi, indù, giapponesi, cinesi, birmani, thai.
"Così mentre il discorso percorre le strade familiari della nostra letteratura del Novecento, persiste il suono di canti lontanissimi e mille immagini s’affacciano alla mente: un reliquiario tibetano, un tempio buddhista, un solitario yak al pascolo e montagne innevate sullo sfondo, il volto di un bimbo sherpa o quello di un giovane monaco di Rumtek assorto nei volteggi della "Danza dei cappelli neri"…
Non mancano infine le argute provocazioni e le sue personalissime e geniali considerazioni sull’etica, l’arte, la cultura, la volgarità, la bellezza, il cinema, la televisione.