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Lo Shonin-ki è uno dei capolavori del ninjutsu, uno dei quattro hi densho, i documenti di trasmissione segreti scritti dai ninja.
Insieme rappresentano l’insieme delle conoscenze di tutte le scuole di ninjutsu.
Fu scritto nel 1681 da Natori Sanjuro Masazumi, un samurai di alto rango divenuto maestro ninja, che guidò uno dei più importanti clan ninja del Giappone antico, la Scuola Natori.
Da sempre avvolti da un alone leggendario, i ninja sono stati considerati i custodi di tecniche segrete e letali, dotati di poteri quasi soprannaturali.
Il cuore del ninjutsu sta nell’osservare, spiare, prevedere e fermare il pericolo.
Oltre all’attenzione e all’astuzia, il ninja deve essere motivato da una totale determinazione, che gli permetta di adattarsi a ogni situazione e di avvalersi con efficacia e discernimento di stratagemmi.
Il ninjutsu non è solo un insieme di tecniche adatte alla guerriglia: la sua essenza dimora nella costante vigilanza e nella capacità di trovare una via d’uscita e di sfruttarla, nella flessibilità e nel mantenimento della forza plasmante della resistenza.
Questa è resilienza.
Resistenza, perseveranza, autodisciplina, resilienza: questo ci trasmettono i ninja, ci insegnano ad affrontare le difficoltà e a rispondere a situazioni pericolose attraverso l’addestramento fisico e mentale, avvalendoci di armi convenzionali con strategie che non lo sono, in una parola ci insegnano la sopravvivenza.
Una disciplina che ci è poi d’aiuto anche nella nostra vita quotidiana.
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