Tutto sotto controllo: la propria vita, e a volte anche quella degli altri.
È faticoso, ma se ci si riesce, si prova un senso di padronanza che crea l’illusione di poter gestire davvero tutto.
Ma quando quest’idea viene smentita, e prima o poi accade a tutti, si scopre la propria umanità, fatta di fragilità, limiti e incertezze.
In un momento storico in cui sembra impossibile potersi fidare del prossimo e in cui ci sentiamo sempre più soli, finiamo per lasciare che la diffidenza proietti ombre sinistre su tutto e tutti.
Non ci salva l’impressione di essere padroni del nostro micromondo.
Il sollievo dalla faticosa battaglia per controllare tutto da soli, e il balsamo sulla ferita che la vita sovente infligge all’idea di sé come persone forti e indipendenti, è la resa a uno spazio più ampio e potente del nostro io.
Per arrenderci e non impantanarci, occorre uscire dall’angustia di noi stessi, accettare di aprirci agli altri e al mistero dell’essere vivi. Bisogna poter immaginare che ci sia un oltre, e accoglierlo a occhi e cuore e braccia aperti.
Occorre lasciar andare la paura, che ci costringe a un eccesso di controllo, e coltivare la fiducia nella vita, che ne sa più di noi come individui isolati.
Occorre liberare l’energia dalle trappole emotive, dai circoli viziosi, dalle ruote di criceto, dal rimuginio sfinente.
La ricompensa è la leggerezza.