Assistiamo a una grande regressione.
Lavoro e ricchezza si assottigliano pericolosamente nelle società occidentali, la retorica della sicurezza prende il posto della rivendicazione dei diritti umani e civili e i principi di cooperazione transnazionale sono sostituiti da violenti appelli per il rafforzamento della sovranità come “Make America Great Again!” e “Prima gli italiani!”, mentre i flussi migratori diretti verso i paesi dell’Unione europea paiono inarrestabili.
La crisi economica, forse, non è mai finita.
E improvvisamente ci troviamo di fronte alla necessità di misurarci con fenomeni che credevamo appartenere a un lontano passato: l’ascesa di partiti nazionalisti come il Front National francese, l’ondata di xenofobia e odio, l’inversione protezionistica della Brexit. Di fronte a questi fenomeni dobbiamo prendere atto che tutti gli strumenti che consideravamo efficienti per affrontare le crisi si sono esauriti.
È questa la denuncia di quindici grandi intellettuali da tutto il mondo, da Bauman a Žižek, da Arjun Appadurai a Paul Mason.
Quindici voci diverse e autorevoli, che forniscono le coordinate necessarie per orientarsi nel nostro tempo, che ragionano insieme per scoprire e analizzare le radici di questa involuzione e ideano le strategie per contrastare le tendenze inquietanti che stanno dando forma a un mondo nel quale non vogliamo vivere.