Quali sono le ragioni per cui oggi il cibo è fotografato, idolatrato, esibito, narrato?
E perché, se in Italia non ne aumenta il consumo, la sua presenza in tv, sui giornali, sul web è invece così ingombrante?
Divenuto il messaggio di tante forme di comunicazione, il cibo è lo strumento con cui rivendicare la propria identità individuale, territoriale e religiosa.
Dà sfogo alla creatività e risponde a criteri estetici.
Allo stesso modo, il consumatore non è più solo una «macchina metabolica»: prima che il cibo giunga nel suo piatto pretende di conoscerne valori nutrizionali, origine e salubrità.
Un pacchetto di dati che hanno un valore crescente e costituiscono una grande fetta di business per chi lo produce, trasforma e distribuisce, ma soprattutto per chi lo racconta e lo porta quotidianamente nelle nostre case.
Accanto a questa evoluzione recente, si rafforzano successi economici e contaminazioni del cibo con altri settori, come la moda e il turismo.
Un mix di elementi che, sotto la patina glamour della Food Society - dove il cibo è tendenza e linguaggio, e gli chef sono i nuovi guru di una religione alimentare -, muove un flusso globale di scambi che genera ricchezza.
È la guerra della Food Economy, raccontata in questo libro, che si fa sempre più serrata, a colpi di brand, certificazioni e marchi d’origine.
Tra consumatori di paesi evoluti ed emergenti, l’Italia è consapevole di trovarsi nel posto giusto al momento giusto?