Già apprezzato in Cina, soprattutto negli ambienti religiosi, per i suoi effetti benefici, il tè si diffuse in Giappone assieme al buddhismo zen, conquistando a poco a poco i membri dell’aristocrazia militare e di corte e poi le altre classi sociali del Paese.
Ma fu soprattutto a partire dal XV secolo che fiorì una tradizione squisitamente giapponese e si definì una cerimonia del tè, il cha no yu, che esercitò una profonda influenza anche in ambiti quali la produzione di porcellana, la pittura a inchiostro, l’arte di disporre i fiori e di creare giardini e l’architettura.
Importanti figure come lo shōgun Ashikaga Yoshimasa e celebrati maestri del tè quali Sen no Rikyū e Furuta Oribe si dedicarono a perfezionare questo rituale, avviando una tradizione che dura tutt’oggi.
Lo Zen e la via del tè fu scritto nei primi anni del secolo scorso allo scopo di preservare l’anima del Giappone in un periodo di rapide trasformazioni: Okakura lo scrisse infatti in lingua inglese, rivolgendosi al pubblico occidentale.
Attraverso una prosa elegante e a tratti poetica, ci introduce al Teismo – la via del tè – in cui la semplicità e l’essenzialità dello Zen danno vita a una pratica suggestiva e di grande fascino.
Leggendolo, ci familiarizzeremo con la storia antichissima di questa bevanda e comprenderemo il valore – estetico, culturale e spirituale – che essa ha assunto nel Paese del Sol Levante.