La monografia di Annie Besant (1847-1933), intitolata Studio sulla coscienza, e forse meglio definita dal sottotitolo “Contributo alla scienza della psicologia”, fu pubblicata in originale, a puntate, nella Theosophical Review (già Lucifer) di Londra negli anni 1902-1903 e nella prima edizione italiana dalla casa editrice Ars Regia di Milano, nel 1911.
Il problema della coscienza è stato sin dai tempi antichi oggetto delle più diverse definizioni. L’Enciclopedia Filosofica Italiana definisce la “coscienza” come “la presenza della mente a se stessa nell’atto di apprendere e giudicare”, ma distingue una “coscienza morale”, una “coscienza religiosa”, una “coscienza di relazione” ecc., che sono invece dei condizionamenti mentali. La “coscienza”, senza aggettivi, nel senso inteso da A. Besant, è semplicemente “espressione della vita stessa” infusa in ogni atomo dell’universo.
L'autrice, nota per altre 300 opere compilate sui problemi dello spirito, introduce il discorso con un'ampia premessa per mettere in evidenza l'origine ed il significato della "coscienza", richiamandosi alle antiche tradizioni esoteriche delle religioni allo scopo di offrire una base molto ampia per lo sviluppo della concezione teosofica del processo della coscienza.