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Siamo tutti, certamente, "pazienti" della nostra singolarissima vita. Il desiderio di dedicare un volume della nostra rivista all'etica e alla cura, e non, semplicemente, all'etica della cura, ha preso corpo, per noi, nel corso dei nostri confronti redazionali, quando, spesso, la discussione portata sul fuoco vivo della clinica incontrava il limite del già detto, del già fatto, il limite delle nostre teorie, del nostro orizzonte di coscienza e delle sue pratiche relazionali consolidate.
Situazioni in cui le rassicuranti scansioni del nostro sapere, modelli, metodi, tecniche, sembravano sciogliersi come neve al sole di fronte alle impreviste difficoltà dell'incontro analitico e umano. Situazioni in cui sorge, scomoda, la domanda: che fare?
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