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"Il declino dell'uomo", scritto nel 1983, è l'opera di Lorenz maggiormente incentrata sulle problematiche del nostro tempo.
Profetica e cupa, conferma il suo peculiare status di scienziato "antimoderno", data la lucidità e la ferocia con cui in questo volume attacca i capisaldi della modernità: la tecnica e la cultura tecnocratica e lo scientismo, identificati da Lorenz come i "mali" che rischiano di condurre l'umanità verso il baratro.
La polemica dello scrittore e scienziato tedesco è esplicita e investe mentalità diffuse: l'egemonia culturale dello scientismo, il dominio della monocultura tecnocratica ovunque identica e spersonalizzante, la concentrazione del potere nelle mani di pochi grandi gruppi industriali, il dominio della pubblicità e le sue conseguenze sulla società e la democrazia. Secondo Lorenz l'uomo non è solo esposto ai rischi che nascono dalle armi che possiede, o dall'inquinamento e dalla distruzione del proprio ambiente.
È infatti in atto una malattia più insidiosa che lo minaccia: il declino delle sue qualità più specificamente umane. Il ricorso alla biologia, all'antropologia, all'evoluzionismo e alla filosofia rendono "Il declino dell'uomo" un magnifico e profetico ritratto del nostro tempo, dove si cerca di rintracciare le cause profonde della malattia che affligge l'umanità, e al contempo i possibili rimedi.
La voce di Lorenz si fa forte e chiara, confermandosi con Il declino dell'uomo come una delle più autorevoli e brillanti della nostra epoca.
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