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Prendendo le mosse dalle concezioni non dualistiche radicate nel pensiero indiano, Jiddu Krishnamurti ha sviluppato una filosofia originale il cui obiettivo è la crescita e la liberazione spirituali.
Al centro di essa si trova l’idea che l’uomo non possa davvero esperire la realtà (e quindi vivere in modo autentico la propria esistenza) senza prima essersi liberato da quella sovrastruttura costituita da tradizioni, religioni, ideologie e simboli che gli arrivano dal proprio passato e da quello della civiltà cui appartiene. In questa raccolta di lettere scritte a un giovane amico ferito nell’anima e nel corpo, Krishnamurti riprende – in un linguaggio semplice ma poetico, ricco di immagini e di metafore – molti dei temi già affrontati nelle sue opere maggiori: l’innocenza e la purezza dello sguardo, simile a quello di un bambino che sperimenta il mondo senza condizionamenti; la libertà, intesa come radicale abbandono degli schemi mentali; la necessità di superare la dualità soggetto-oggetto e ogni forma di artificiosa contrapposizione.
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