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Madre Teresa dedicò quasi cinquant’anni della propria vita a prendersi cura dei poveri e degli emarginati, con la costante preoccupazione non solo di rispondere alle loro esigenze materiali, ma anche di tutelare la loro dignità, di placare la fame e la sete del corpo insieme a quella dell’anima.
Questa donna minuta, dal volto rugoso, non conosceva ostacoli nella sua opera di carità e metteva le esigenze di chi soffre davanti a tutto e tutti, come la volta che telefonò al presidente Reagan per chiedergli – ottenendoli – cibo, acqua e medicine per l’Etiopia.
O la volta in cui, mentre era sull’auto di un ministro, vide un povero anziano sul ciglio della strada, ordinò all’autista di fermarsi, fece accomodare il mendicante accanto al politico e lo condusse in una delle sue case.
In queste pagine, attraverso le sue parole e quelle delle sorelle e degli altri testimoni della sua esperienza e della sua forza, tocchiamo con mano cosa significa “tradurre l’amore in azione”, calare gli insegnamenti nella concretezza della quotidianità, nell’umiltà delle piccole cose.
Papa Francesco spiega che l’etimologia del termine latino misericordia “è miseris-cor-dare, ‘dare il cuore ai miseri’, quelli che hanno bisogno, quelli che soffrono”. Gesù ha spalancato il Suo cuore alla miseria dell’uomo. Madre Teresa, identificandosi con coloro che serviva, nei quali vedeva il volto di Gesù sofferente, esortando le sorelle e tutti noi a “dare fino a provarne dolore”, è l’icona della tenerezza e dell’amore del Padre. La sua eredità spirituale è un patrimonio universale che non possiamo dimenticare.
Mentre l’“Apostola degli ultimi” viene innalzata alla gloria degli altari, i suoi insegnamenti ci aiutano, come vuole il Santo Padre, a “risvegliare la nostra coscienza spesso assopita davanti al dramma della povertà”. E dimostrano come la condivisione e la carità superino i confini di casta e le divisioni religiose.
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