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Gli otto anni della presidenza Obama sono stati – per gli Stati Uniti e per il mondo – un periodo di grandi cambiamenti. Quale eredità lascia Barack Obama al suo successore, in particolare per quanto riguarda la politica estera?
Molte sono le questioni aperte, a partire dai negoziati con l'Iran e tutto il complicato scacchiere mediorientale, con la minaccia costante dello Stato Islamico. I contributi raccolti nel presente volume si propongono di fotografare questa situazione in divenire e di identificare – in una serie di aree critiche, dalla Russia all'Europa, all'Asia – l'impatto che hanno avuto le scelte dell'amministrazione per comprendere i possibili sviluppi futuri.
Più che fornire risposte, il volume vuole, quindi, sollevare domande, mettendo in evidenza da una parte le criticità nascoste nei «successi» del Presidente, dall'altra la coerenza di decisioni apparentemente contraddittorie. Con la consapevolezza che i margini d'azione della «nazione indispensabile» possono essere ampi ma non sono certamente illimitati.
Fattori interni ed esterni hanno infatti modificato profondamente la posizione degli Stati Uniti nel mondo, intaccando la loro «eccezionalità» e mettendo in discussione il mito dell'«iperpotenza».
Se e quanto questi cambiamenti si dimostreranno duraturi è ancora da verificare. Rimane il fatto che il suo successore difficilmente potrà prescindere dai cambiamenti che sono intervenuti negli otto anni della presidenza Obama.
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