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«La biblioterapia è l’utilizzo di un insieme di letture scelte quali strumenti terapeutici in medicina e in psichiatria. E un mezzo per risolvere dei problemi personali mediante una lettura guidata»: così il dizionario Webster definiva la biblioterapia nel 1961.
Una descrizione senza dubbio fredda e succinta, oltre la quale tuttavia si aprono scenari inaspettati e affascinanti, a cavallo tra psicologia e letteratura, antropologia e ricerca interiore. Régine Detambel, scrittrice e kinesiologa francese, raccoglie i numerosi contributi di studiosi che si sono occupati di una disciplina ricchissima di sfumature, dal lavoro pionieristico di Sadie Peterson Delaney fino alle opere più recenti di Ouaknin, Spire, Picard e soprattutto l’Elogio della lettura di Michèle Petit.
Se emozioni e sentimenti si colgono pienamente solo attraverso la loro forma verbale, allora possono essere curati, accuditi, coccolati dalla parola scritta.
All’approccio semplicistico del biblio-coaching, che predilige libri «facili» e didascalici, l’autrice preferisce puntare sulle difficoltà e sulle sfide lanciate dai grandi autori del presente e del passato, che nella scrittura hanno trovato un antidoto al dolore. Sono questi i «farmaci» migliori: la lettura diventa un’occasione di risveglio interiore, consapevolezza, dignità, un rimedio ai malanni della mente e del corpo.
Niente di meglio, quindi, di un «libro sui libri», un racconto sul profondo potere della pagina scritta: «La biblioterapia deve permettere a ciascuno di uscire dall’isolamento, dalla stanchezza, per reinventarsi, vivere e rinascere a ogni istante».
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