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L’ipotesi che Gesù abbia vissuto buona parte della sua vita in India, negli anni di cui non parlano i vangeli (che lo presentano, bambino, nel tempio di Gerusalemme e poi, dopo circa sedici anni di vuoto, ne raccontano l’inizio della predicazione) e negli anni successivi alla crocifissione — cui, secondo alcuni, sarebbe sopravvissuto — viene dibattuta da lungo tempo.
Naturalmente, considerata nella sua integrità o accettandone stilo alcune versioni, ha sempre riscosso e continua a riscuotere particolare successo nella stessa India, tanto nell’ambito dei suoi diversi filoni sapienziali quanto tra le persone comuni.
In Europa la controversa questione degli anni indiani di Gesù ha iniziato a prendere corpo alla fine dell’Ottocento.Nel corso di oltre un secolo testi cruciati hanno visto la luce, alimentando diverse scuole di pensiero: nicchie culturali, più o meno rilevanti, nell’ambito dell’induismo, del buddhismo, dell’islam, del mondo new age, dei nuovi movimenti religiosi e di quello, genericamente, laico/secolare.
Verranno considerate in maniera il più possibile esauriente, lasciando naturalmente che i lettori — in base alla propria fede o attitudine laica — traggano le conclusioni a loro più congeniati.Avanzare sul sentiero di un Gesù transculturale, non più sola prerogativa dell’Occidente cristiano, può essere di grande beneficio all’uomo nuovo/globatizzato.Un Gesù transculturale può aiutare a ridurre le distanze tra mondi che si considerano, forse erroneamente, ancora molto diversi e, allo stesso tempo, infondere nuova enetgia a una cristianità inesorabilmente in crisi.
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