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Il 12 ottobre 2011 è una giornata indimenticabile per Paolo Pizzo: con un'ultima «stoccata a pompa», la sua specialità, diventa campione del mondo. Proprio a Catania, la sua città, e questa vittoria non potrebbe essere più bella.
È qui che Paolo è nato e cresciuto, ai piedi dell'Etna, qui ha fatto i primi passi su una pedana, seguito dal papà, spadista come lui, e dalla sua famiglia, dove tutti hanno lo sport nel sangue. È il primo successo pieno, netto, esaltante.
Ma c'è un'emozione segreta, in quel risultato, qualcosa che era sepolto e inaspettatamente riemerge in quel momento: il tumore al cervello che avrebbe potuto allontanarlo per sempre dalla scherma, dalla vita. Era ragazzino quando le crisi erano iniziate: brevi terremoti nella testa che gli impedivano di controllare i movimenti del corpo e lo lasciavano spossato.
Paolo è un tipo combattivo, ma questa volta l'avversario fa paura. Nei mesi in cui affronta gli esami, i ricoveri, l'operazione, il ragazzo comincia a capire l'importanza di avere una grande squadra alle spalle: un padre come un allenatore, che non permette cedimenti e ha una fiducia incrollabile nelle sue risorse, un gruppo unito di persone care che sanno dare sostegno, un rigoroso programma di recupero. La stessa situazione che ritroverà più avanti, una volta intrapresa la carriera agonistica, quando un maestro straordinario e un lavoro appassionato lo aiuteranno a plasmare e a scolpire un carattere un po' troppo esuberante. In questo libro il campione toglie la maschera per raccontare come si possono vincere le gare più dure.
Una testimonianza schietta, diretta, per affermare che la felicità, nello sport come nella vita, non è la conquista di un record, ma una grandissima voglia di vincere.
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