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Composto in Cina probabilmente durante la dinastia Ming, tra XIV e XVII secolo, il libro dei Trentasei stratagemmi contiene una serie di astuzie e trucchi da usarsi in guerra, ma anche nella vita politica e sociale, esemplificati da altrettanti aforismi, qui scelti e commentati puntualmente da Gastone Breccia, noto studioso di storia militare. Il punto di partenza, come per tutta la tradizione strategica cinese, è la compenetrazione degli opposti: yin e yang, femminile e maschile, acqua e fuoco, debolezza e forza, difesa e attacco, ombra e luce, quiete e moto, in un perpetuo, delicatissimo equilibrio, continuamente turbato e continuamente ristabilito.
Che si giochi in attacco o in difesa, quindi, le doti fondamentali sono flessibilità, pazienza, capacità di sfruttare ogni minimo vantaggio offerto dal caso e dall’evoluzione degli eventi; ma anche dedizione alla causa e fermezza nel perseguire i propri obiettivi.
Con la consapevolezza che nessuno riuscirà mai a vedere la fine della guerra e che non ci si può illudere di aver conquistato un risultato definitivo; ogni successo è transitorio e qualsiasi forma di irrigidimento, qualsiasi tentativo di aggrapparsi con troppa forza all’esistente è una sicura strada verso la rovina.
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