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nedito in Italia, Le tentazioni del paradiso (1843) è uno scritto giovanile di Henry D. Thoreau, che affronta, prendendolo “di petto”, il tema delle riforme sociali utopistiche in voga nel XIX secolo. Nello specifico, Thoreau esamina la proposta-promessa di un Nuovo Eden tecnocratico che, a detta del suo teorizzatore, John A. Etzler, garantirebbe a ciascun uomo una vita lunga e felice, ottenibile «senza fatiche e senza spese»: una sorta di Paradiso perduto riconquistato.
Benché affascinato e persino sedotto dai metodi ideati da Etzler per sfruttare sapientemente le forze della natura (le moderne "energie pulite e rinnovabili"), Thoreau non può tuttavia esimersi dall’interrogarsi sulla bontà del postulato, sotteso a tutte le riforme di stampo socialistico, secondo cui avanzamento tecnologico e scientifico equivale a progresso sociale e morale.
Ecco allora una serie di domande, a cui Thoreau dà risposte insospettate, che toccano nel vivo anche e soprattutto la nostra epoca ipertecnologica: Può l’uomo, attraverso le sue invenzioni e il solo progresso materiale, riuscire a (ri)creare un paradiso in terra? E ciò sarebbe sufficiente a condurlo al suo perfezionamento morale e spirituale? Un mondo in cui la natura e le sue forze “ostili” sono addomesticate e imbrigliate, la fine del lavoro manuale e l’accesso per tutti ai lussi e agli agi della tecnologia, possono rappresentare un fine a cui l’uomo può e deve tendere con tutte le sue energie?
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